Microchip

Cos’è il microchip? 

Il microchip è un dispositivo elettronico utilizzato per l’identificazione degli animali.

Viene inoculato nel tessuto sottocutaneo del cane o del gatto o di altri animali e al momento viene considerato il miglior metodo per l’identificazione univoca dei soggetti animali.

Il microchip è stato inizialmente utilizzato nei grossi animali da reddito e in un secondo tempo è stato sfruttato per le anagrafi canina, felina etc. I pets che possono essere microchippati sono diversi: cane (per cui l’identificazione è assolutamente obbligatoria), gatto, coniglio, furetto, cavallo, ma anche tartaruga, pappagalli di grandi dimensioni, iguane etc. I microchip utilizzati nelle diverse specie sono tendenzialmente simili, possono variare di dimensione (per i soggetti più piccoli, come le tartarughe di giovane età, esistono i mini microchip) e di forma, a seconda del produttore. Generalmente il microchip è costituito da una capsula di vetro BIOCOMPATIBILE, sigillata ermeticamente in modo che non possa scambiare materiale con il soggetto a cui viene inoculato. I microchip di utilizzo più frequente hanno le dimensioni di circa 11 millimetri di lunghezza e 2 millimetri di larghezza, sono quindi grandi circa come un chicco di riso. Grazie alle dimensioni ridotte il microchip può essere inoculato nel tessuto sottocutaneo del soggetto, nella regione sinistra del collo, tramite un ago apposito monouso e sterile per soddisfare le basilari norme igienico-sanitarie. La manualità non genera particolare dolore e può essere effettuata con l’animale sveglio, eventualmente trattato con una lieve anestesia locale. La superficie del microchip ha dei microsolchi, che ne aumentano le resistenze e impediscono al dispositivo di migrare nel tessuto sottocutaneo. Può capitare tuttavia che il microchip nell’arco della vita dell’animale si sposti. 

Come funziona il microchip?   

Il microchip è un trasponder: ciò vuol dire che in condizioni normali non emette alcun tipo di onda. Quando invece il dispositivo riceve un segnale da un apposito lettore (in dotazione ai medici veterinari dell’ASL, ai medici veterinari liberi professionisti, ai canili e alla Polizia Municipale) si attiva e rimanda indietro al lettore un segnale. Sul display del lettore comparirà il codice numerico inviato dal microchip, costituito da 15 cifre: le prime 3 indicano il paese di provenienza del microchip o il produttore, le altre 12 l’animale. Grazie a questo numero sarà possibile identificare il cane e il relativo proprietario. L’identificazione è sicura ed univoca: ad ogni numero cioè corrisponde un solo animale e viceversa. 

A cosa serve? 

Il microchip consente l’identificazione univoca degli animali e di conseguenza del proprietario. Quando il numero di microchip viene registrato in anagrafe, infatti, ad ogni soggetto viene fatto corrispondere un proprietario. L’assegnazione di un numero di microchip e l’inserimento dei dati in anagrafe costituisce un vero e proprio atto di proprietà.

In caso di smarrimento di un animale, dunque, l’operatore provvisto di apposito lettore sarà in grado di rilevare il numero di microchip del soggetto e di risalire al proprietario. L’identificazione tramite microchip è quindi una misura di sicurezza per il proprietario e per l’animale stesso, che se smarrito sarà facilmente riconsegnato al legittimo proprietario.La possibilità di risalire in modo inequivocabile al proprietario è un’importante forma di responsabilizzazione del proprietario stesso, che ha diritti ma anche doveri nei confronti del proprio animale. La presenza del microchip disincentiva ad esempio gli abbandoni degli animali. L’applicazione del microchip, pratica obbligatoria nel cane, è infatti un’importantissima arma per la lotta al randagismo e agli abbandoni.L’identificazione univoca degli animali consente anche di avere la certezza della reale identità dei soggetti. Ciò diventa particolarmente importante in caso di referti medici, di vaccinazioni particolari, di contenziosi, etc etc… Pensiamo ad esempio come sarebbe difficile distinguere un soggetto di razza dall’altro affidandosi solamente a certe caratteristiche fisiche.  

Cosa non permette il microchip? 

Il microchip purtroppo non è un mezzo per la localizzazione a distanza dei soggetti smarriti. Viste le dimensioni minuscole, la posizione nel tessuto sottocutaneo degli animali, infatti, il dispositivo non è in grado di emettere nessun segnale che potrebbe consentire la localizzazione geografica a distanza. 

E’ obbligatorio inserire il microchip?

L’inserimento del microchip è obbligarono per legge nel cane. Qualsiasi persona acquisisca un cane è obbligata per legge ad inserire il microchip entro un mese dalla data di acquisizione. Nel caso in cui il cane abbia già un microchip, l’obbligo del proprietario prevede la denuncia del cambio di proprietà, così come risulta obbligatoria la denuncia di qualsiasi altra informazione e/o modifica di dati del proprietario. I cani identificati negli anni passati tramite tatuaggio possono non essere dotati di microchip, purchè il tatuaggio sia ancora perfettamente leggibile. 

L’applicazione del microchip non è obbligatoria nelle altre specie che vivono sul territorio italiano. E’ comunque caldamente consigliato inserire il microchip in tutti gli animali d’affezione, per la sicurezza del proprietario e dell’animale, ad esempio in caso di smarrimento.

Capita spesso che i proprietari di gatti “solamente casalinghi” decidano di non mettere il microchip al proprio animale, considerandola una misura di sicurezza superflua, viste le abitudini del gatto. Capita tuttavia che proprio questi animali, non abituati ai pericoli e ai rischi del mondo esterno, si trovino spaesati e assolutamente disorientati in caso di fuoriuscita accidentale dal rifugio domestico. Il microchip diventa a quel punto un’importante mezzo per il ritrovamento del proprietario del gatto. Considerati la spesa limitata dell’applicazione del microchip, la rapidità, la lieve invasività e il basso grado di dolore indotto dalla manualità, l’inserimento del microchip è una prassi assolutamente consigliata. 

L’applicazione del microchip a gatto e furetto diventa tuttavia obbligatoria nel caso in cui si decida di portare tali specie all’estero. In quel caso proprio per la necessità della certezza dell’identità dei soggetti, la presenza del microchip risulta condizione necessaria per poter far viaggiare il pet oltre il confine.

Dove procurarsi  il microchip? 

Chiunque acquista o viene in possesso di un cane deve deve iscriverlo all’anagrafe canina del comune di residenza entro un mese dalla nascita o da quando ne viene in possesso, recandosi:

all’Ufficio anagrafe canina comunale da un medico veterinario accreditato dai Servizi Veterinari dell’AUSL

Valutati quindi i vantaggi apportati dall’inserimento del microchip, la mini-invasività, la manualità rapida e tutto sommato indolore (paragoniamo il dolore indotto dall’applicazione del microchip a quello generato ad esempio dall’esecuzione del tatuaggio, per cui spesso si richiedeva la sedazione dei soggetti) per l’applicazione del dispositivo, tale metodica di identificazione viene considerata al momento la migliore.